lunedì 21 settembre 2015

"Piovono palloni dai canestri..."




DAL CAPITOLO 1 "STRANI FENOMENI AL CAMPETTO"


Piovono palloni dai canestri. Tutti tirano in modo confuso, in muta attesa. Ci si guarda furtivamente, si immaginano le squadre. Saranno i veterani a sancire l’inizio della partita. I potenziali giocatori sono sette. Numero dispari. Ancora non si può fare. Ci si mette sotto canestro e si inizia a tirare per riscaldamento.
Giovanni si sente strano, a disagio. Gli occhi di Antonio, di Ahmed e di tutti gli altri sono punture fastidiose sulla sua pelle. Ahmed mi guarda malissimo. Se mi scappa ancora un ‘negro’ mi spacca la testa. Antonio è dall’altra parte, sorride beffardo. Ho paura che mi facciano fare la figura dell’incapace. Gio ha paura di perdere, di non essere accettato, di cadere per terra, di essere insultato. Ha paura di non essere nessuno, di essere rifiutato. Non ha nulla, ma ha paura di perdere tutto. Però, dentro di sé, ha una forza che sembra nuova. Sente la vita esplodere in modo inspiegabile nelle vene e in miliardi di terminazioni nervose. Ha una fortissima voglia di correre, lottare, affermarsi, dimostrare quello che è veramente. Sembra timido, goffo, intimorito, ma ha un leone dentro. Vuole vivere e fare a botte. Sarà l’estate, saranno gli ormoni, chissà. C’è una forza inspiegabile, che lo urta dentro e lo spinge alla sfida. Voglio andare oltre i miei limiti. Non vedo l’ora di iniziare questa cazzo di partita.
 
Simone gli passa la palla. Quasi lo prende in faccia, perché - sbadato come al solito - è mezzo girato a guardare Antonio. Senza pensarci riceve, tira e fa canestro. Va a rimbalzo, passa a Giuspe, che tira un mattone che rimbalza oltre il campo. Corre qua e là, si stiracchia le gambe. Riceve di nuovo, rilascia, stavolta segna dai cinque metri. Simo lo serve di nuovo, tira dall’area, appoggia di tabella. Qualcosa si muove in automatico dentro di lui.
«Ci stai prendendo la mano, eh?», dice l’amico.
Giuspe, di poco più piccolo, spalanca gli occhi stupito e resta ad osservare.
Giovanni prende la palla e si piazza alla linea dei tiri liberi. Ne segna cinque di fila. Cosa succede? Vuole mettersi alla prova, così va dietro la linea dei tre punti, a oltre sei metri dal canestro. Segna ancora. I ragazzetti intorno cominciano a guardarlo con occhi diversi. Simone è incredulo: «Ma che diavolo…»

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