giovedì 24 settembre 2015


"Il vostro corpo è sotto tutela assicurativa della NBA"

Le indicazioni dei dirigenti delle squadre ai giovani rookie sull'onda del successo



DAL CAPITOLO 8: "TRAINING HELL"

«State soprattutto attenti ai rapporti sessuali. Evitate di avere incontri occasionali, e se proprio non potete farne a meno, assicuratevi sempre che la vostra partner sia maggiorenne, al costo di chiederle un documento. Fatevi vedere in sua compagnia in posti pubblici e fatele esprimere in modo chiaro che è consenziente al rapporto, prima di toccarla con un dito, se non volete trovarvi con l’accusa di molestie sessuali. Evitate pratiche estreme, e per estreme intendo quelle che prevedono strumenti o posizioni che possano esporvi a infortuni e ferite, come fiamme, catene, fruste, manette, strumenti sadomaso. Ricordate che il vostro corpo è sotto tutela assicurativa della NBA. È fondamentale che utilizziate tutti i metodi contraccettivi a vostra disposizione. Il preservativo potrebbe non bastare. Nel caso abbiate scelto di utilizzare il profilattico, fate in modo di non lasciarlo incustodito dopo il rapporto. Dovete andare in bagno, svuotarlo, buttarlo nello sciacquone e tirare l’acqua. Attenzione: la mancata esecuzione di una sola di queste operazioni potrebbe fruttarvi una costosa richiesta di paternità. Una donna può costruirsi una fortuna grazie ad un vostro figlio in grembo. La cosa trasformerebbe - perdonate il mio linguaggio - una mediocre scopata nella più grossa seccatura della vostra vita.»

    Vincent Sanders, avvocato delegato della NBA, sottopone ad un interessante addestramento la squadra dei Memphis Grizzlies, riunita in sala conferenze. Tutti i giocatori ascoltano attenti come ad una lezione di scuola. Le giovani leve, posizionate in prima fila, sono caldamente invitate a prendere appunti. Il seminario intensivo serve a delineare tutti i comportamenti che il giocatore NBA deve osservare in quanto figura pubblica, pena la sospensione o l’espulsione dalla Lega. La condotta prevede l’astensione dall’ubriachezza e dall’uso di stupefacenti, la moderazione nell’uso di armi, la non partecipazione a risse e atti violenti, un’immagine quanto più ordinata, decorosa e lontana da scandali di natura sessuale e penale.


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mercoledì 23 settembre 2015

Primo giorno di training camp in NBA... per Giovanni Tironi

FedEx Forum @ Memphis, Tennessee



 DAL CAPITOLO 7: MEMPHIS, TENNESSEE



È la prima giornata di training camp per i Memphis Grizzlies. Gio è emozionato come un ragazzetto al primo giorno di scuola. La sera prima è stato mezz’ora al telefono con Rick, il suo agente, che si è raccomandato: «Non fare il fenomeno, ascolta quello che ti dicono e se non capisci qualcosa alza il ditino e chiedi con cortesia. Cerca di essere servizievole con i veterani della squadra, non rispondere in nessun caso e non fissare nessuno negli occhi, ci siamo intesi?»
Memphis è una dinamica cittadina che si sveglia stropicciata e beve caffè in auto. Il traffico è scorrevole e bastano meno di dieci minuti per arrivare al FedEx Forum. Un ragazzo lo saluta dalla strada. Che mi abbia riconosciuto? Che sia il mio primo tifoso a stelle e strisce?
Arrivato al palazzetto, accede automaticamente al parcheggio privato. Non è nemmeno sceso dalla macchina che una gentile hostess si fa consegnare le chiavi e gli dà il benvenuto. «Buongiorno, signor Tironi. Mi chiamo Janice e sono qui per accompagnarla nello spogliatoio della squadra. Questo badge che le consegno le servirà per aver accesso a tutte le aree, comprese le palestre, l’area benessere, la zona ristoro, la piscina. La informo che tutti questi servizi sono a sua disposizione ventiquattro ore su ventiquattro. Massaggiatore, medico e consulenza psicologica sono fruibili con un’ora di preavviso.»
«Molto bene, grazie». Giovanni è introdotto da Janice nei corridoi della modernissima e confortevole struttura.
«Il suo armadietto e la sua postazione sono il numero 12. Non abbiamo ancora riportato il suo nome sulla cabina personale ma provvederemo quanto prima. Lo staff tecnico la informa che gli allenamenti avranno inizio alle dieci nella palestra ovest. La ringrazio. Sono a sua disposizione per ogni esigenza.»
Entra negli ampi spogliatoi. È presto e non c’è ancora nessuno. Si guarda attorno: schienali in legno massiccio, asciugamani profumati, luci calde, temperatura perfetta. Sulla parete di fondo c’è un impianto video con schermo da cinquanta pollici, una lavagna per gli schemi tattici, un tabellone con i prossimi impegni della squadra, la classifica ancora neutra. Si immagina la stanza piena di giocatori mezzo vestiti e sudati, gli scherzi ed i cori di un gruppo compatto ed amichevole. Sogna la festa dei compagni attorno a lui al termine di una partita vinta in casa: «Gran bel tiro Gio!» Una scossa di adrenalina lo riporta alla realtà.
Si avvicina alla postazione assegnata. Un asciugamano piegato è sulla panca. Sotto di essa, due paia di scarpe spedite dallo sponsor come modello di prova. Appese e perfettamente stirate, la tuta e la maglia leggera da allenamento. Dietro di esse, la divisa ufficiale della squadra con il suo nome e il numero 7. Che spettacolo.

Si è già tolto le scarpe ed i pantaloni, quando sente la porta dello spogliatoio aprirsi. Passi pesanti e decisi risuonano dietro di lui. Non vuole girarsi, si sente imbarazzato: non vuole farsi vedere dai compagni per la prima volta in mutande e calzini. Un uomo è entrato e si dirige proprio verso la sua postazione. Deciso ad ignorarlo, si piega in avanti per infilarsi i calzoncini. Una gigantesca ombra gli oscura la luce della stanza ed è sempre più incombente. Le natiche di Gio finiscono a contatto con due gambe solide come un tronco di quercia. Per un riflesso istintivo torna di scatto in posizione eretta. I pantaloncini ricadono ai suoi piedi. Sente un respiro caldo sulle sue spalle. Un dito batte sulla sua clavicola e sembra polverizzarla. Si gira di scatto e resta inorridito. Un mostro sta per divorargli la faccia.














Continua domani...

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lunedì 21 settembre 2015

"Piovono palloni dai canestri..."




DAL CAPITOLO 1 "STRANI FENOMENI AL CAMPETTO"


Piovono palloni dai canestri. Tutti tirano in modo confuso, in muta attesa. Ci si guarda furtivamente, si immaginano le squadre. Saranno i veterani a sancire l’inizio della partita. I potenziali giocatori sono sette. Numero dispari. Ancora non si può fare. Ci si mette sotto canestro e si inizia a tirare per riscaldamento.
Giovanni si sente strano, a disagio. Gli occhi di Antonio, di Ahmed e di tutti gli altri sono punture fastidiose sulla sua pelle. Ahmed mi guarda malissimo. Se mi scappa ancora un ‘negro’ mi spacca la testa. Antonio è dall’altra parte, sorride beffardo. Ho paura che mi facciano fare la figura dell’incapace. Gio ha paura di perdere, di non essere accettato, di cadere per terra, di essere insultato. Ha paura di non essere nessuno, di essere rifiutato. Non ha nulla, ma ha paura di perdere tutto. Però, dentro di sé, ha una forza che sembra nuova. Sente la vita esplodere in modo inspiegabile nelle vene e in miliardi di terminazioni nervose. Ha una fortissima voglia di correre, lottare, affermarsi, dimostrare quello che è veramente. Sembra timido, goffo, intimorito, ma ha un leone dentro. Vuole vivere e fare a botte. Sarà l’estate, saranno gli ormoni, chissà. C’è una forza inspiegabile, che lo urta dentro e lo spinge alla sfida. Voglio andare oltre i miei limiti. Non vedo l’ora di iniziare questa cazzo di partita.
 
Simone gli passa la palla. Quasi lo prende in faccia, perché - sbadato come al solito - è mezzo girato a guardare Antonio. Senza pensarci riceve, tira e fa canestro. Va a rimbalzo, passa a Giuspe, che tira un mattone che rimbalza oltre il campo. Corre qua e là, si stiracchia le gambe. Riceve di nuovo, rilascia, stavolta segna dai cinque metri. Simo lo serve di nuovo, tira dall’area, appoggia di tabella. Qualcosa si muove in automatico dentro di lui.
«Ci stai prendendo la mano, eh?», dice l’amico.
Giuspe, di poco più piccolo, spalanca gli occhi stupito e resta ad osservare.
Giovanni prende la palla e si piazza alla linea dei tiri liberi. Ne segna cinque di fila. Cosa succede? Vuole mettersi alla prova, così va dietro la linea dei tre punti, a oltre sei metri dal canestro. Segna ancora. I ragazzetti intorno cominciano a guardarlo con occhi diversi. Simone è incredulo: «Ma che diavolo…»

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sabato 19 settembre 2015

"Un uomo è solo di fronte a canestro, così come è sempre e comunque solo di fronte alle difficoltà della vita"


Vita e sacrificio, concentrazione e tiri liberi, Zen giapponese e basket ?!?

DAL CAPITOLO 18 "ZEN MASTER"

«Un tiro libero può essere fondamentale per l’esito di una partita. Perché tuttavia molti giocatori in NBA hanno medie imbarazzanti ai liberi? Perché da cinquant’anni non c’è stato nessun miglioramento nella media dalla lunetta? La verità va cercata nel nostro stile di vita, anche fuori dal campo da basket. Facciamo caso ad ogni cosa, tranne che alle nostre emozioni. Ci conquistiamo un posto nel mondo, lottiamo ogni giorno, ma spesso non abbiamo un dialogo minimo con noi stessi».
«Parliamo dei tiri liberi. Quando tirate, vi concentrate sull’aspetto atletico e fisico di questo gesto, perché vi hanno insegnato così. Nessuno però vi ha mai insegnato a gestire l’aspetto emozionale della cosa. Davanti al canestro siete soli. Gli avversari vi parlano, i compagni vi incoraggiano, il pubblico urla e vi distrae. Ma, in sostanza, il tabellone è come uno specchio. Siete soli di fronte a voi stessi, soli di fronte alle vostre emozioni.»


III

«Ora ascoltatemi. L’allenamento fisico e costante è la base. Ma è ancora più importante la preparazione emozionale. Se in partita non sarete concentrati e nella giusta disposizione mentale, tutti i vostri sforzi saranno vani».
«È necessario innanzitutto che sappiate gestire le vostre emozioni sul campo. Dovete lasciare dietro di voi la paura, l’ansia da prestazione, i problemi esterni. Controllate la vostra respirazione ed imponete il giusto ritmo al vostro corpo. Il tiro libero dev’essere un atto gratuito, disinteressato, svincolato da ogni logica o problematica, estraneo ad ogni tipo di anticipazione futura o paura del passato, sciolto dall’influenza del risultato o dell’effetto imminente. Fate in modo che esista solo l’istante del tiro, solo il presente. Il resto dev’essere escluso».
«Dovete svuotare la mente ed eseguire il movimento in automatico. Spegnete la vocina che parla nella vostra testa. Solo così la mente sarà vuota, limpida come acqua. Per riuscire a liberare la vostra mente dovete focalizzarvi su un’immagine, oppure cercate il vostro mantra: una parola che, ripetuta più volte, vi porti ad un’assoluta concentrazione. Potete ripetere la parola ‘canestro’ o ‘punto’, oppure anticipare il suono della palla che passa nella retina».

«Fino a qualche anno fa, per concentrarmi, ripassavo il noto haiku del maestro giapponese Matsuo Bashō.

Antico stagno
Una rana si tuffa -
Rumore d’acqua.

Quella che a prima vista potrebbe sembrarvi un’immagine banale, racchiude dentro sé una profonda immagine d’armonia dell’universo. Provate a visualizzare lo stagno, antico, immobile, perfettamente silenzioso. Immaginate la rana che si tuffa. Sentite l’impercettibile suono dell’acqua e poi, ancora, il silenzio. Ecco il suono del vostro tiro. Avete mai pensato al suono del vostro tiro? È un istante che partecipa all’universo. Annullate la vostra individualità e fondetevi al puro evento. Uscite da voi stessi. Voi siete l’universo. Voi siete la rana, voi siete lo stagno, voi siete la goccia d’acqua. Voi siete il tiratore, la palla da basket, la retina, il cerchio, il canestro. Voi siete il tiro. Annullate il pensiero. Annullate la folla. Siete nell’antico stagno e non sarete voi a decidere quando la rana vorrà tuffarsi. Godetevi il silenzio. Tutto avverrà da sé. Rendete automatico quel gesto, senza accompagnarlo col pensiero. Il vostro tiro non è importante. Il risultato della partita non è importante. Siete solo un granello di polvere che partecipa all’immensità dello spazio e all’infinità del tempo. Il canestro, la partita, la serie, la nostra intera vita…conta quanto il suono d’acqua della rana che si tuffa.»
Dopo aver parlato, con gli occhi chiusi, immobile sulla linea dei tiri liberi, Yuki mette a segno uno dopo l’altro tutti i palloni che un assistente gli passa tra le mani. Ne butta dentro una cesta intera, senza mai toccare il ferro. Nella palestra regna uno stupefatto silenzio. Risuona solo lo schiaffo della retina, e poi i rimbalzi sempre più brevi del pallone a terra. Poi, ancora: silenzio, retina, rimbalzi del pallone.
«Dovete visualizzare il vostro tiro. Allenatevi a tirare senza pallone. Immaginate la sfera nelle vostre mani. Completate il movimento in armonia con l’aria attorno a voi. Ricreate la dinamica, rendetela automatica. Ripetete l’esercizio molte volte. Tracciate nella vostra mente la perfetta traiettoria del pallone. Fatelo decine di volte. Poi iniziate a tirare veramente.»



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sabato 12 settembre 2015

sabato 5 settembre 2015


NBA L'Ultimo Canestro: un romanzo ambientato nella Lega di Basket Americana!


Accadono strani fenomeni al campetto da basket comunale. C’è un tizio che non sbaglia un tiro. Un improvviso ed innaturale potere trascina Gio in una vorticosa scalata al successo, dal campetto alla serie A, fino al magico mondo della NBA.
Dall'Italia agli Stati Uniti un avvincente e documentato viaggio nella Lega di basket più amata e seguita al mondo: dal Draft ai playoff, passando per l'All Star Game, alla scoperta dei retroscena e dello stile di vita di un giocatore NBA.
Una storia che racconta la delicata fase del passaggio dall'adolescenza alla maturità, che riflette sul rapporto tra talento e sacrificio, successo e felicità, e s'interroga sul valore della sofferenza, della vera amicizia, dell'amore.

La scheda del libro su Il Mio Libro:

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Disponibile in formato cartaceo ed eBook sui principali store digitali e su LaFeltrinelli.it!